"Dedicare una vita alla pittura filtrando sensibilmente gli umori del proprio tempo, accogliendo le proposte culturali significanti ma senza lasciarsi condizionare né dalle mille sterilità ripetitive, paradigmatiche, né dalla ‘’cifra’’ pretestuosa, potrebbe essere già di per sé conforto ed approdo. Ma nel caso Aristodemo Capecchi, il noto artista pistoiese che celebra ben quarant’anni di attività pittorica – in ciclo estremamente unitario di fedeltà ai suggerimenti ideali – l’accordo fra ispirazione e resa lirico-filologica risulta vivificato dal di dentro, come dire personalizzato, pur nella tenace castigatezza del linguaggio, dalla totalità del consenso emotivo. E’ tale disposizione privilegiata che lo fa essere compiutamente se stesso anche se guarda con vigile attenzione ai modi più alti della persistenza figurativa europea . Così, non importa se anche a lui ha dato qualcosa il neo-impressionismo di Signac per quanto attiene alle conquiste tecnico-stilistiche della divisione cromatica: l’analogia è, ormai, limitata alla funzione antitonale della luce, in questo vibrare simultaneo della struttura e del colore, non ancora disgregato e riconnesso nella ventura inattesa del pointillisme . Se poi volessimo chiamare in causa, per affinità elettiva, i divisionisti del gruppo lombardo , da Segantini a Grubicy, da Previati a Pelizza da Volpedo i conti non tornerebbero, di là di una generica suggestione paesistica riferibile agli incontri di ieri e di sempre, per l’accentuazione socialitaria dei citati artisti, soprattutto dell’ultimo, che pagherà con la disperazione e il suicidio gli scompensi del suo spirito inquieto…."
Renato Civello"Pittore e scultore, Aristodemo Capecchi si distingue per il rigore delle sua opere nelle idee, tavolozza, forme e l’originale ed esemplare chiarezza dell’espressione, che è prova,ove ce ne fosse bisogno, d’una coscienza consapevole di quel che si possa oggi, in periodo ancora di sperimentazione , chiedere ad un artista. E l’arte di Capecchi, dopo le prime espressioni paesaggistiche che rivelarono una poetica emotiva addirittura sul limite dell’intimismo, raggiunge risultati di un equilibrio e di una compostezza della natura, quasi una sublimazione di ciò che dipinge e in cui crede e partecipa con devozione. Le sue creazioni sono infatti un ‘osmosi fra bellezza e perfezione, tra luce e colore, tra luce e poesia, tra poesia e forma, tra forma reale e fantasia nella quale la realtà assume una diversa dimensione e si confonde con il sogno. Diventa così un’interprete di un’arte che trova la fonte nel creato, nella riaermazione di ideali o di fatti connessi con la vita. Ciò significa anche realizzare non soltanto le caratteristiche di un ‘’ paesaggio’’ ma soprattutto la complessa bellezza della natura gelosamente custodita e che si presume inviolabile. Beato chi può esprimersi con pennelli e colori e, in più, la capacità per mutare la realtà quel tanto che basta: nulla di iconografico, quindi, nelle opere del Nostro, ma l’impressione del proprio sentire, che ne rende mai simili le stesse visioni, mai eguali i soggetti umanizzati da intuibili valori ed espressi con innate qualità artistiche. Una pittura lontana da ogni ricerca innovatrice, chiusa nella cerchia di quell’intimismo crepuscolare, caro a certi poeti del primo novecento. L’interno percorso di Aristodemo Capecchi, dopo gli apprendimenti accademici e i primi tentativi alla ricerca del suo modo personale di esprimersi, è approdato ad una pittura favoleggiata, che ha scoperto la vera luce della Toscana su un piano universale."
Kohel Wysocki"l desiderio di vivere e darne prova mostrando amore alle cose e agli uomini per quel tanto da non apparire ambizioso di un’affermazione individuale a tutti i costi è il sentimento su cui Capecchi fonda tutta la sua esistenza, e la sua opera pittorica ne è l’espressione liricamente figurata.
In Capecchi l’amore per le cose e gli uomini è grande, è immenso e per questo la sua pittura, anche se immersa nella tradizione figurativo-contemplativa, riaccende sensazioni che altrimenti sarebbero perdute. Anche solo per questo è doveroso riconoscere a Capecchi la capacità di esprimere e di mettere nelle sue opere sentimenti ed emozioni che allo stesso tempo sono antichi e nuovi…"
"La collina – e precisamente la pistoiese amore della sua terra - è il tema ricorrente, in tutte le dosature e sfumature e con dovizia di poesia e di sentimento, nei dipinti paesistici di Aristodemo Capecchi . Vero ed esperto pittore , egli ama il colloquio diretto con la Natura. Non compone in studio, sofisticando motivi e sperimentando ricerche. Preferisce trovare sul vero, quando sensazioni ed emozioni sono improvvise e sincere: quel vero, che, non trasandato perché colto nei particolari e pur esso nella sua essenzialità, è da lui liricamente interpretato nella stesura disegnativa e in una sintesi di effetto plastico. Autore, pure, di gustose e vivaci nature morte e di movimentate figure, Capecchi predilige il paesaggio: quello suo, di cui intende e rende l’anima. Accanto alla luminosità caratterizzante delle sue tele non dimentichiamo l’intensità coloristica, che si avvale di tinte cupe per creare al quadro tonalità sempre diverse: << forte pittore>> potremmo allora definirlo per l’audacia di questo suo linguaggio cromaticamente altisonante, che lo distacca dai colleghi e rende le sue tele subito riconoscibili, anche per certo vezzo formale specie nei cieli. Singolare suo merito, dunque, la fedeltà alla diretta ispirazione col potere di una forza trasformatrice determinante un’indiscutibile personalità."
Luigi Servolini"L’arte di Capecchi ci porta, in un certo senso, alla pittura ‘’en plein air’’ il sentimento nei confronti del paesaggio è uguale, se mai è diverso il principio dell’acquisizione della nozione; muta, cioè , il concetto di agglutinare la nozione naturalistica in una ottica ispirata alla ‘’purezza’’ , che è propria di una espressione moderna. Tale principio è determinante per il fruitore per poter ammirare e gustare, al di là di possibili confronti, la pittura dell’artista pistoiese nella giusta dimensione, nel suo reale valore creativo. Pittura che vibra di tensione tutta moderna per la trascrizione della immagine e per l’eloquenza della cromia, e, nonostante essa si evolva sul filo di una tradizione artistica, è espressione viva dell’anima contemporanea."
Gianna Pagani Paolino"Ha il culto della sua terra e sembra volerne cercare gli aspetti più trasparenti e dichiarati, per darcene la visione più intima. Colori dell’autunno, le case, gli alberi, i cieli che occhieggiano dietro i rami, il rosso della sua terra, ci narrano la storia di un artista che religiosamente va adorando la sua natura, anche quando la coltre dell’inverno nevoso sembra voler nascondere quella natura ai moti della sua fedeltà. Questi è Capecchi, che possiamo dire di conoscere interamente già nelle sue opere, senza di necessità far menzione al culto per la amicizia, che è un altro punto della sua religione. Ma noi sappiamo che tutto quanto fa parte della religione di un uomo viene sempre ad arricchire il sentimento dell’artista, a sfociare, in definitiva, nell’opera…"
Giancarlo Romiti"Se al fascino dell’esteso pittorico si aggiunge la sottigliezza del ridotto mondo compiuto dell’artista, si ha la dimensione della tematica pittorica del Capecchi. Tematica della più varia, assorbente principi e sistemi differenti, che si estrinseca in una esplosione di variazioni di colori. In questo pittore moderno vi è qualcosa che richiama alla mente antiche sensazioni, che provengono da molto lontano, culturalmente identificabili; un qualcosa che lo fa retrodatare rispetto al nostro tempo umano senza tuttavia potergli assegnare una collocazione stilistica temporale precisa. Dal punto di vista estetico come si è compreso, i suoi quadri sono finestre nel mondo piacevoli alla vita, ma essi necessitano di un tempo di ‘’ attesa’’ per le riflessioni e le urgenze dell’anima."
Francesco Alberto Giunta