Aristodemo Capecchi è nato a Gello (Pistoia) nel 1917 ed è morto a Pistoia il 04/02/2017. Appartiene dunque a quella schiera di pittori che si formano nel periodo successivo alla prima guerra mondiale. L’infanzia e la prima giovinezza l’ha vissuta in una sorta di scapigliatura che ne ha guidato i passi, le inclinazioni , gli umori. A sette anni già rivela una disposizione del sentire consapevolmente diretta ad un fine preciso: la pittura. Frequenta la terza elementare quando dipinge a tempera il bastimento Dante Alighieri da una stampa appesa a una parete della sua classe. A dodici anni riproduce dal famoso e popolare romanzo i Tre Moschettieri di Dumas i personaggi in esso descritti e in particolare gli spadaccini e le loro gesta. Sono questi i primi segni premonitori degni della massima attenzione che dovevano portare il ragazzo Capecchi , biondo di capelli e alieno dal parlare, terminate le scuole elementari ad iscriversi alla scuola d’arte di Pistoia diretta dal prof. Fabio Casanuova. E’ qui che conosce, diventandone amico Jorio Vivarelli – uno dei maggiori e più noti scultori italiani – e altri come Remo Gordigiani, Marcello Lucarelli e Aldo Frosini tutti pittori affermati.
Così, disegnando la bellezza nelle rughe di un albero, montagne innevate, donne sedute a rammendare, laghi silenziosi, edicole di giornali, ulivi al chiaro di luna, ha visto diffondersi il divisionismo, il nascere del futurismo e ha potuto seguire il fenomeno del novecento, senza che tutto ciò scalfisse la sostanza della sua assoluta libertà d’ispirazione . Siamo nel 1940 e lo scoppio della seconda guerra mondiale costringe il Nostro ad interrompere gli studi (mancava un anno per conseguire il diploma d’insegnante d’arte) e partire per l’Albania e successivamente per la Jugoslavia. Sembra che un destino beffardo voglia interrompere la realizzazione ordinata del sogno di Capecchi vagheggiato dall’adolescenza e che oscillava tra un atteggiamento di accettazione del mondo degli uomini ed il bisogno di proiezione della realtà nell’universo della fantasia . Ma la forza d’animo del giovane pittore ha il sopravvento sulle circostanze avverse ed egli alterna alle operazioni di guerra ritagli di ore intense di gioia e di esaltazione dipingendo per non perdere la coscienza di se stesso, dei propri mezzi e per affinare le sue capacità.
Nascono così opere di paesaggi battuti dagli obici dei cannoni e delle bombe degli aerei e dei mortai, volti di essere umani sprofondati nel dolore di cui egli registra ogni vibrazione del sentimento e ogni sfumatura dell’emozione senza caricarli di superfluo ;volti dipinti con spontanea partecipazione alla tragedia che accumunava amici e nemici. Opere, circa quaranta, che il Capecchi deve nel corso della ritirata abbandonare a Tetovo, città albanese oggi iugoslava. Favorito viene rimpatriato e avviato per un periodo di convalescenza all’Ospedale di Cesenatico , dove realizza un quadro di grandi dimensioni ( m.2 X 1,5) a soggetto religioso per le suore delle missioni africane che lo gestiscono e un ritratto, a richiesta del Comandante dell’Ospedale Militare, per il proprio figlio caduto in Russia. Dopo quella parentesi fa ritorno a casa al calore degli affetti più cari, ma è obbligato dalle reali condizioni umane della sua famiglia, ricca di povertà, sublimata dalla sofferenza e riscattata dalla bellezza della dignità, a trovarsi un lavoro per far fronte al bisogno incombente di ricostruirsi una vita .Viene assunto in uno stabilimento tessile del quale sposa la causa della classe operaia, prendendo parte attiva alle proteste per l’emancipazione di essa, tanto da divenire in poco tempo segretario della Camera del Lavoro di Montale Agliana. Ciò non gli impedisce di seguire e di stare vicino al figlio Maurizio che frequenta la scuola d’arte sotto la guida dell’architetto G. Bassi. Nel 1959 vince un concorso come cartellonista al Comune di Pistoia. Ma dopo 16 anni lascia il posto per dedicarsi completamente alla pittura e realizzare senza ulteriori indugi l’aspirazione della sua adolescenza. Lavora notte e giorno per recuperare gli anni perduti, allestire mostre personali ovunque e ben presto diviene pittore ammirato e stimato. Stupisce i critici e gli amici i quali riflettendo sul fenomeno, trovano una spiegazione nella costante ricerca del Capecchi. Vale a dire nella scelta dei temi e dei motivi ispiratori che vanno dalla contemplazione della natura nella varie stagioni e nelle diverse fasi del giorno, idonee ad esaltare le più sottili e ardite alchimie cromatiche, a fermare sulla tela la più impalpabili e squisite trasparenze materiali e le più evanescenti dissolvenze delle forme, corrose dall’atmosfera e arroventate fino all’incandescenza della luce. Magistero che finisce per riconciliare il fruitore con la stessa visualità dell’artista, cioè con la sua capacità di descrivere con immediatezza al nostro sguardo l’ineffabile sottigliezza e varietà dei trapassi tonali e la lieve trasparenza delle notazioni luminose, sia che scavino l’infinito sia che anneghino nel vapore dell’aria che circonda la terra.
Ma il dato senz’altro significativo della pittura del Nostro è l’irresistibile attrazione esercitata su di lui dagli scenari naturali in cui le circostanze stagionali, metereologiche, atmosferiche e delle ore in cui vengono fissati, fungono da moltiplicatori per quella sua materializzazione delle forme nello spazio-luce. Di qui la predilezione per i controluce, per le albe e i tramonti, per le nebbie, gli scrosci di pioggia, le marine nell’ora dell’occaso e infine per i laghi tremuli e scintillanti di mobili riflessi o avvolti negli umidi vapori della calura. Come dire che dai paesaggi capecchiani imbevuti di luce e fumiganti di vapore traspare un sentimento panico dell’infinità della natura e della sua eterna proteiforme mutevolezza. E’ questo il segreto poetico con cui Capecchi interpreta il sublime, esprimendo l’attonito sgomento o l’estasi inebriante di chi osserva la grandiosità dello spettacolo terrestre rapportandola alle fragili e minuscole dimensioni della condizione umana (Italo Carlo Sesti ). Ha sempre nutrito una grande passione per l’arte, cui si è dedicato anche nei periodi più travagliati della sua vita e nella quale ha potuto impegnarsi totalmente per quasi tutta la vita, imponendosi ben presto all’attenzione della critica e del pubblico per la notevole qualità della sua pittura .Ha esposto in numerose città italiane ed estere, in mostre personali e rassegne a fianco di maestri contemporanei, fra cui E. Treccani, R. Brindisi, T. Zancanaro, D. Di Rosa; è stato invitato inoltre a tenere mostre personali negli Stati Uniti e in Giappone in gallerie prestigiose. Fra le collettive e personali all’estero si ricordano quelle di Lugano, Panama, Tokyo, Berlino, Norimberga, Monaco di Baviera, Vienna, Toronto, Parigi, Madrid ,Dubrovinik, Nizza ( nel 1994 nella Sala d’Arte dell’ Hotel Atlantic ). In Italia ha esposto in molte città: a Pistoia ( più volte nella Galleria Valiani con grande successo di pubblico e di critica e alla presenza di illustri personalità) e inoltre a Bologna, Genova, Livorno, Roma, Firenze, Montecatini, Vicenza, Milano, Modena , Carrara, Lucca, Rimini, Faenza, Arezzo, Siena, San Benedetto del Tronto, nel Museo Nazionale degli Etruschi di Vada ( Li) ; nel 2002 particolare successo ha avuto l’antologica organizzatagli nelle sale del Palazzo Comunale del Comune di Pistoia , che ha curato anche l’edizione di una prestigiosa e ampia monografica. Gli sono stati assegnati oltre 350 premi, comprendenti più di 150 primi premi assoluti e numerose medaglie d’oro, fra cui si ricordano quella del Presidente della Repubblica per meriti artistici.
Nel 2013 con il patrocinio del Comune di Pistoia organizza una mostra evento su una collana di opere sulla ‘’DIVINA COMMEDIA’’ .La mostra riunisce le opere pittoriche di Capecchi che fanno parte della serie dedicata alla Divina Commedia, che saranno donate dall’artista al Comune di Pistoia. Quella di Aristodemo Capecchi è un’impresa pittorica di eccezionale portata: l’artista si è cimentato, infatti, nell’opera letteraria per eccellenza, la Divina Commedia, dipingendo con la tecnica di olio e acrilico su tela quadri di varie dimensioni che vanno dal formato 50×70 centimetri fino ad arrivare al formato più grande 80×100. Il tema delle opere si ispira a episodi descritti nelle tre cantiche: Inferno, Purgatorio e Paradiso, usando colori a volte accesi e a volte più delicati. Sulle tele sono raffgurati ambienti e personaggi, come Dante, Virgilio, Cerbero, Vanni Fucci e le anime. Le opere esposte nelle Sale Affrescate sono già state presentate a Firenze nella Casa di Dante, con lusinghieri apprezzamenti da parte dei critici già nel 2009.Nel 1989 è stato premiato in Polonia con un importante riconoscimento dal Ministero della Cultura nel Museo di Cracovia, nel quale sono due suoi dipinti.Nel 1994 è stato premiato alla Rassegna Verona Illustrata, con titolo di ‘’ Cittadino onorario della cultura ‘’ della Città di Verona.Nel 1998 ha ricevuto al Salone delle Terme di Castrocaro l’International Prix Art Collection ’98 , riconoscimento di altissimo prestigio che viene assegnato ai più validi artefici dell’arte da parte di una giuria composta da importanti personalità internazionali della cultura e che è divulgato da moltissime testate giornalistiche della carta stampata e da emittenti televisive.
Hanno scritto di lui i critici: L. Servolini, R.Bertoli , G.Romiti, G. Breddo, W. Magnavacchi, L.Bertacchini, M. Portalupi, S. Sorbello, V. Cecconi, V.Melani, J. Vivarelli, P.Cassinelli, G. Madioni, R.Risaliti, W. Visioli, I. Goras, G. Sulzak, I. C. Sesti, M. Vjckoslay, L.Marcucci, G. Landolina, U.Zaccaria, C.E. Bugatti , G. Falossi, Kroeese, S. Miano, P.Vestri, Y.Akiba, G.Bassi, G.Falchengerg, S. Simi, A. Lacoponi, M.N. Rossi, R. Cosignani, Gesualdi Oriques, S. Migliorini, S. Perdicaro, A.Valiani, il prof. Thomatisse (Presidente dei critici d’arte francese) ed altri. E stato recensito su molti giornali, riviste, volumi d’arte e monografie , fra cui una edita da Scena Illustrata (Roma 1986) con prefazione del Ministro Lelio Lagorio. E’ inserito anche nella Rete Civica del Comune di Pistoia accessibile in internet. Le sue opere sono in vari musei, numerose collezioni pubbliche e private in Italia, Francia,Germania, Spagna, Canada, USA, (California) Giappone, Brasile, Panama, Grecia. Al di fuori e al di sopra di ogni parziale giudizio sta il riconoscimento unanime della critica internazionale espresso in più occasioni nelle più differenti sedi e che vede, giova ricordarlo, in Aristodemo Capecchi un artista di livello europeo assegnandogli, tra gli altri, il primo premio alla ‘’Rassegna Internazionale di Pittura, Piero della Francesca, di Arezzo; Il primo premio nazionale ‘’ Campidoglio d’oro’’ di Roma; Il primo premio internazionale assoluto ‘’I migliori dell’anno’’ a Berna, ricevuto dalle mani stesse dell’ambasciatore intaliano; l’Oscar Europeo del Paesaggio a Norimberga; e a Parigi il Primo ‘’premio internazionale Louvre per il paessaggio’’